I cittadini di Quarto non mollano e continuano a portare avanti la loro forma di contestazione nei confronti della Provincia di Napoli. Ieri mattina, nonostante la notizia apparsa su alcuni quotidiani dell’esclusione di Quarto dall’elenco delle città candidate ad ospitare una discarica dei rifiuti, un gruppo di persone del Presidio Permanente di Quarto contro discariche e inceneritori, insieme ad altri cittadini, in tutto un centinaio, è partito di buon ora per andare a portare la protesta oltre i confini cittadini, direttamente sui luoghi dove “si prendono le decisioni”. Qui, a Piazza Matteotti, sede della Provincia di Napoli, si sono incontrati con i rappresentati degli altri comitati che da anni sono in lotta contro la politica della “monnezza”, giunti per portare il loro contributo di solidarietà ai cittadini quartesi. In totale circa trecento persone, hanno dato vita con cori e slogan, ad una protesta civile e colorata, nonostante lo schieramento di forze dell’ordine poste a difesa del portone d’ingresso del palazzo. La finalità del presidio era chiara fin da subito: non andare via da li senza avere prima incontrato il presidente Cesaro, a cui tocca la patata bollente della gestione del problema rifiuti. Gestione non facile, visto che in Campania il business delle spazzatura è da decenni gestito da politica e malavita, come hanno dimostrato decine di inchieste della Magistratura e nonostante ciò, non sembra esserci via di uscita. Troppi infatti gli interessi economici in ballo, da essere talvolta anche più importanti della salute dei cittadini. In piazza ieri, per lo più giovani, a cui il problema sembra interessare in maniera decisamente maggiore, ma anche gli abitanti di via Spinelli a Quarto, uno dei luoghi incriminati. Dopo qualche ora di attesa, il presidente Cesaro ha deciso di incontrare una delegazione dei comitati, ai quali in sostanza ha detto che Quarto non era mai stata presa in considerazione come sito per una discarica. Notizia questa, smentita stesso ieri sera, dall’ex sindaco di Quarto Sauro Secone, che in un incontro con i cittadini ha svelato i retroscena dell’incontro avvenuto con Cesaro e di come lui stesso gli comunicò la notizia che il suo comune era tra i candidati. Da quel giorno l’intera cittadina iniziò la sua mobilitazione, che tutt’ora continua, perché molti non credono alle parole del presidente della Provincia. La delegazione che è salita, ha portato con se una serie di proposte concrete, per la realizzazione di un ciclo differente dei rifiuti, che non preve né discariche, ne inceneritori. Ovviamente queste proposte non sono state per nulla state prese in considerazione, nonostante fossero una risposta reale e soprattutto fattibile ad un problema che affligge la Campania da decenni. Il presidente Cesaro, infatti, ha ribadito ai delegati, che la Provincia ha un suo piano di intervento escogitato dai suoi tecnici, un piano che comunque prevede lo sversamento della spazzatura nei numerosi buchi presenti in tutta la provincia di Napoli (all’incirca milleduecento) e la realizzazione di altri inceneritori e termovalorizzatori.
Le perplessità nei cittadini nascono anche da queste risposte che le istituzioni continuano a dare, perseverando con questa logica selvaggia di devastazione ed inquinamento dei territori, accompagnata dalla scellerata costruzione di mostri (inceneritori e termovalorizzatori) che non molti sanno, producono un residuo del trattamento dei rifiuti, che è ancora più nocivo e che comunque termina inevitabilmente in discarica. La rabbia dei comitati cittadini nasce dal fatto che esempi concreti di un ciclo diverso, esistono e sono attuati già in Italia (sistema Vedelago), ma sembra che qui in Campania per qualche oscura ragione tutto ciò non si possa realizzare e che l’unica soluzione sia quella di arricchire le tasche di quei pochi che costruiscono i termovalorizzatori (i documenti delle inchieste parlano da sé), utilizzando comunque i soldi dei contribuenti (i famosi CIP6 che dovrebbero alimentare le energie rinnovabili) e che periodicamente fanno piombare Napoli e la sua Provincia nell’emergenza rifiuti, aspettando che da Roma arrivi il Commissario straordinario di turno (che se continua così la situazione sarà di nuovo inevitabile) che avendo la possibilità di andare in deroga a qualsiasi divieto, anche di natura ambientale, può decidere a suo piacimento della sorte di una zona, anziché di un’altra, portando con se la oramai consolidata prassi della militarizzazione della zona. Eppure non è difficile da capire, come lo hanno capito tutti coloro che da anni portano avanti idee differenti dalle uniche che consoce la politica, forse una spiegazione c’è…..le idee dei cittadini hanno costi di realizzazione troppo bassi!
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