La guida annuale free press “Zero” su Napoli suggerisce luoghi non convenzionali della città: Ristoranti, sushi bar, chioschi, concept stores, edicole notturne, botteghe storiche ma anche negozi curiosi, chiese dimenticate, gallerie, mediateche e tanto altro ancora.
E’ una visione di “nicchia” dedicata a chi desidera scoprire gli aspetti piu’ nascosti di Napoli. I redattori del free press hanno, per la seconda edizione napoletana, realizzato un volume di 208 pagine distribuito gratuitamente in bar, uffici, negozi e luoghi di ritrovo. Per le giovani coppiette è stata creata la rubrica “Ribaltopolis” ironizzando sulla trasformazione dell’auto in una mini alcova. I luoghi scelti sono il celebre parco della “Rimembranza“, le Rampe di Sant’Antonio, i giardini del Molosiglio e il sottopasso dello stadio San Paolo.
La rubrica ” le vie dell’amor profano” indica i luoghi delle ” lucciole” : Porta Nolana, Gianturco, Agnano,Via Galileo Ferraris, Corso Arnaldo Lucci e Piazza Garibaldi. I lati oscuri della città e le realtà negative presenti sul territorio si concludono con una sorta di mappa della vendita al dettaglio degli stupefacenti. La playlist delle “vie dello spaccio” ha come sottotitoli le note musicali ed è denominata “Basi“. Le zone dello spaccio sono identificate utilizzando il gergo dei pusher napoletani. “la gnora” è il Vico Nocelle, “la sposa” si trova nei Quartieri Spagnoli, a Scampia c’è “la casa dei puffi”, al Rione Traiano “o’ tertulliano“. Nel cuore antico di Napoli si va “dint’ ‘a Ducesca”, a Chiaia nel “Pallonetto” di Santa Lucia, a Via Aniello Falcone si sale a Via Bakù. Nella Sanità si va ai “cristallini“.
I redattori sostengono che questa “mappa” vuole essere una provocazione per smuovere le acque ed indicare alle forze dell’ordine ed alla magistratura i luoghi dove colpire lo spaccio di droghe.
Dario AlojaNato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni.
Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo".
E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".