Una curva economica in ribasso per la Campania, che, in ogni caso, non riesce con le positività a bilanciare le criticità. Questa la risposta spietata di Bankitalia dopo aver visionato i risultati delle ultime ricerche di mercato svolte nel 2010.
Le ricerche coinvolgono il settore agroalimentare passando per l’alta moda,l’aeronautica, l’elettronica, i servizi logistici. Sono diverse, in provincia di Napoli, le realtà produttive in difficoltà sui mercati internazionali. Poche sono le eccellenze nell’ambito delle proposte innovative riguardanti la produzione. Lo scorso anno, il decremento di diversi settorie economici ha investito tutta la Campania.
I consumi delle famiglie decrescono e il mercato immobiliare è fermo e le nuove imprese non investono nel “mattone“. Anche la nuova imprenditoria non investe in maniera adeguata perchè non riesce non riesce a concorrere con aziende già consolidate sul mercato.
A livello Nazionale il decremento complessivo dell’economia campana emerge in maniera lampante: nel settore pubblico per mille residenti in età di lavoro (15-64 anni) , il numero medio di imprese è di 127 nel Nord, 125 nel Centro e 88 nel Mezzogiorno, mentre nel settore privato: 545 nel Nord, 466 nel Centro e 274 nel Mezzogiorno.
Le famiglie pagano il prezzo più alto, i salari a Napoli sono scesi enormemente, e rispetto alle regioni del Nord si registra un ulteriore calo di reddito rispetto al passato. Il dato Campano è allarmante se lo si confronta non solo al livello Nazionale ma anche nell’ambito dell’Unione Europea, con un calo di oltre tredici punti percentuale.
Sul fronte delle spese in ricerca e sviluppo la situazione è grigia. Secondo l’Istat, si registrano i più bassi livelli d’intensità innovativa e non sembra esserci una relazione diretta tra performance economiche e innovative. Infatti, la Campania, pur essendo caratterizzata da performance innovative relativamente buone se confrontate con la media delle regioni meridionali, mostra livelli di produttività inferiori rispetto a quelli registrati da regioni come la Sicilia, la Sardegna e la Calabria, dove la produttività del lavoro è maggiormente influenzata da altri fattori.