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Categories: News

Sgombrata per la quinta volta la baraccopoli del Maschio Angioino

Nella mattinata di ieri, nella zona sottostante gli spalti, ai piedi della cinta muraria del Maschio Angioino, due pattuglie di vigili urbani hanno eseguito un’ordinanza di sgombero ai danni di alcune famiglie di senza tetto.I clochard avevano, da tempo, costruito una vera e propria baraccopoli . L’intera azione si è svolta tra lievi tensioni e brevi lamentele.

I nuclei familiari portando con sè masserizie e tende, hanno sgombrato la zona,  pur dichiarando di non voler albergare in nessuna delle strutture messe a disposizione dal Comune di Napoli (posti letto in homeless o strutture d’accoglienza). La tendopoli, dichiarata abusiva da alcuni giorni, ha ospitato fino a ieri mattina una decina di persone. L’associazione “No comment” ha segnalato, piu’ volte, attraverso le pagine dei piu’ importanti quotidiani napoletani, la deprecabile situazione.

Non e’ la prima volta che i senza fissa dimora scelgono come “casa” uno dei luoghi simbolo di Napoli. Nel corso del 2010 alcune associazioni no-profit avevano richiesto l’immediato intervento del Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e dei  suoi assessori che per ben quattro volte  avevano commissionato lo sgombero.

E’ una “lotta quotidiana” , dichiarano i “caschi bianchi” della Polizia Municipale: “è una situazione insostenibile,  siamo  entrati in azione piu’ volte non solo agli spalti, ma anche al molosiglio e  in “piazza del Gesu‘ “. Al comando della polizia municipale rendono noto che gli agenti eseguono solo le varie ordinanze di sgombero e gli interventi sono direttamente commissionati  dall’amministrazione comunale.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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