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Categories: News

L’Asse Mediano: una discarica infinita

L’asse mediano, direzione nord, a poca distanza da Giugliano è ormai divenuta una grossa discarica a cielo aperto. Lungo tutto il tratto a scorrimento veloce le piazzole sono state disseminate da sacchetti di spazzatura, carcasse di elettrodomestici, materassi e copertoni in fumo che emettono “diossina” e gas tossici a volontà.

Sono migliaia le segnalazioni al Call Center “Campania Pulita” da parte dei cittadini della zona esasperati da una situazione intollerabile e pericolosa per la salute. Oltre ai miasmi maleodoranti a preoccupare i residenti è soprattutto la diossina prodotta dalla combustione dei copertoni e delle materie plastiche. Responsabili di questo grave attentato alla salute pubblica non sono solo i Rom delle baraccopoli sorte lungo il “territorio di nessuno”  del cosiddetto “triangolo della morte“, ma soprattutto i Clan Camorristici che gestiscono, a suon di milioni di euro, lo sversamento abusivo di sostanze tossiche e cancerogene.

Le forze “sane” del territorio documentano, quotidianamente , il progressivo degrado dell’asse mediano con filmati e fotografie molto eloquenti. L’obiettivo è quello di sensibilizzare non solo le istituzioni locali, ma anche l’opinione pubblica sulle “devastazioni” operate sul nostro ambiente e sulla nostra salute. Numerose sono le telefonate al 115 e i Vigili del Fuoco intervengono, quasi ogni giorno, per spegnere i fuochi venefici delle “piazzole della vergogna“.

Il sogno dei cittadini onesti e laboriosi è quello di vedere, finalmente, l’asse mediano sgombro da rifiuti e libero dai fumi della diossina. Ma quando si avvererà questo sogno? non possiamo vivere di “emergenza rifiuti” all’infinito. Occorre una svolta: il non vedo, non sento, non parlo delle tre scimmiette o la testa insabbiata dello struzzo non paga e non pagherà mai. “Scetammoce d’ò suonno ! “.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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